Questa forte affermazione deriva dallo studio condotto dall’IEA in merito alla disparità legata alle emissioni di CO2 tra i gruppi di reddito e le regioni.
La ricchezza, il consumo di energia e il consumo di beni e servizi sono distribuiti in modo disomogeneo nel mondo. Le emissioni di anidride carbonica (CO2) non fanno eccezione. Le emissioni variano da paese a paese e da generazione a generazione, ma ancora di più a seconda dei gruppi di reddito.
A livello globale, il 10% di coloro che appartengono alle fasce di reddito più elevate è stato responsabile di quasi la metà delle emissioni globali di CO2 nel 2021, rispetto a solo lo 0,2% del 10% più povero. Circa l’85% di loro vive in economie avanzate – tra cui Australia, Canada, Unione Europea, Giappone, Corea, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Regno Unito – e anche in Cina. Il resto proviene dal Medio Oriente, dalla Russia e dal Sudafrica, in paesi con disuguaglianze di reddito e ricchezza relativamente elevate e con a disposizione combustibili ad alta intensità di emissioni. Il 10% più povero che contribuisce alle emissioni carboniche vive nelle economie in via di sviluppo in Africa e Asia, dove consuma quantità relativamente ridotte di beni e servizi e in molti casi non ha accesso all’elettricità e ad una sano sistema alimentare.
Questo commento fa parte del lavoro in corso dell’IEA per esplorare le transizioni energetiche incentrate sulle persone, compresa l’analisi sull’accesso universale all’energia e le transizioni giuste per i lavoratori del settore energetico. L’analisi quantifica l’impronta delle emissioni degli individui in base al reddito, concentrandosi sulle emissioni di CO2 legate all’energia. Le emissioni sono aggiustate per il commercio per riflettere gli effetti a monte dei modelli di consumo degli individui.