Secondo il nuovo rapporto pubblicato dall’UNESCO, ad oggi 2,2 miliardi di persone vivono ancora senza accesso all’acqua potabile gestita in modo sicuro e circa 3,5 miliardi della popolazione non ha accesso a servizi igienico-sanitari adatti. L’obiettivo delle Nazioni Unite di garantire l’accesso a tutti entro il 2030 ha ancora margini di miglioramento.
Il primo impatto è il deterioramento delle condizioni di vita, che porta ad un aumento dell’insicurezza alimentare e dei rischi per la salute. La scarsità d’acqua ha conseguenze anche sullo sviluppo sociale, in particolare per le ragazze e le donne. Il ridotto accesso all’approvvigionamento idrico aggrava questa già complicata situazione, mettendo a repentaglio l’istruzione, la partecipazione economica e la sicurezza delle donne.
Sebbene circa il 40% della popolazione mondiale viva in bacini fluviali e lacustri, solo un quinto dei paesi ha stipulato accordi bilaterali per gestire congiuntamente e in modo equo queste risorse condivise. Molti bacini si trovano già in aree segnate da tensioni interstatali attuali o passate.