Coprendo circa il 70% della superficie terrestre, l’oceano è una componente fondamentale del sistema climatico. Assorbe sia CO2 che calore, rallentando così il ritmo del riscaldamento globale nell’atmosfera. Allo stesso tempo, i conseguenti cambiamenti nella chimica e nella temperatura hanno effetti profondi, riducendo il pH dell’oceano, innalzando il livello del mare, cambiando le correnti oceaniche e influenzando il mare la vita e la biodiversità, nonché le persone che dipendono dall’oceano per il loro sostentamento.
L’aumento delle emissioni umane di CO2 e di altri gas serra provoca uno squilibrio nella parte superiore dell’atmosfera che porta ad un accumulo di energia sotto forma di calore nel sistema terrestre che sta guidando il riscaldamento globale. Circa il 90% del calore accumulato viene immagazzinato nell’oceano, portando al riscaldamento delle sue acque. Il contenuto di calore dell’oceano (definito “OHC”) è un indicatore che misura il calore accumulato dalle acque. Uno squilibrio energetico positivo segnala che il clima sta ancora rispondendo all’attuale forcing e che si verificherà un ulteriore riscaldamento anche se il forcing non aumenta ulteriormente. In un recente rapporto l’IPCC ha concluso che “è praticamente certo che le acque oceaniche fino ai 700 metri si siano riscaldate dagli anni ’70, ed è estremamente probabile che l’influenza umana sia stato il principale motore”.