In seguito alle problematiche legate alla siccità, in Italia quest’anno verranno coltivati quasi 8mila ettari di riso in meno per un totale di appena 211mila ettari, un livello così basso si è fatto registrare solo una trenitna di anni fa.
Le carenti condizioni in cui versa la produzione del riso non fa altro che alimentare il problema della carenza idrica, perché la sua coltivazione garantisce il corretto flusso dei bacini idrici risultando determinante non solo per l’ambiente ma per tutto l’agroecosistema. Lo shock non sarà esclusivamente di carattere ambientale e legato alla biodiversità, bensì anche sociale, poichè sono coinvolte attivamente nella filiera oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori.
L’area più rappresentativa della coltivazione del riso, la Pianura Padana, gode delle temperature e dei contributi che le risorse idriche circostanti possono offrire, in primo luogo il Po. Il più grande fiume italiano è l’emblema delle difficoltà in cui si trovano tutti gli altri corsi d’acqua dell’area settentrionale, con i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 34% del lago di Garda al 38% di quello Maggiore fino ad appena al 21% di quello di Como ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico.